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Emidio Pepe è una leggenda vivente del vino artigianale italiano. La sua cantina, fondata nel 1964 a Torano Nuovo, nel cuore dell’Abruzzo teramano, è un simbolo di coerenza e visione contadina, oggi portata avanti con la stessa filosofia dalle figlie e dalle nipoti.
Dopo una formazione da autodidatta e un’intuizione folgorante sulla forza espressiva del Montepulciano d’Abruzzo, Emidio decide fin da subito di vinificare solo con fermentazioni spontanee, uva sana, nessun additivo e nessuna filtrazione, ben prima che tutto questo fosse considerato “naturale”.
I vigneti (oggi circa 15 ettari) sono coltivati in biodinamica certificata su terreni argilloso-calcarei, ad alta densità d’impianto e con una cura maniacale della pianta. Tutto è fatto a mano: dalla pigiatura con i piedi alla diraspatura manuale su graticci, dall’imbottigliamento senza pompe fino all’affinamento lunghissimo in bottiglia, nelle cantine sotterranee.
Pepe lavora solo uve autoctone abruzzesi: Montepulciano, Trebbiano, Pecorino. I vini non cercano mai rotondità o piacere immediato: sono intensi, profondi, rustici, longevi, e si evolvono per decenni. Alcune annate restano in cantina oltre vent’anni prima di essere rilasciate.
Emidio Pepe è un monumento al vino contadino italiano. Un vignaiolo radicale, visionario, e fuori dal tempo.
Il 2016 è stata un’annata fresca, regolare e ben bilanciata in Abruzzo, con un inverno lungo, una primavera piovosa ma non estrema, e un’estate asciutta, mai eccessiva. Le condizioni ideali per il Trebbiano, che ha potuto maturare lentamente, accumulando acidità naturale e finezza aromatica, senza perdita di tensione.
Le uve provengono da parcelle esposte a nord e nord-est, su terreni calcareo-limosi con buona capacità drenante e radici profonde, vendemmiate tra fine agosto e inizio settembre, con rese molto basse.
Il Trebbiano 2016 è oggi in una fase di equilibrio perfetto tra energia e materia: al naso si apre su note di agrume candito, cera d’api, fiori secchi e pietra calda. Il sorso è teso, salino, verticale, ma con una trama fitta, quasi tannica, che lo sostiene in larghezza. Lungo, coerente, luminoso.
Un’annata che unisce precisione e profondità, forse la più “classica” del decennio per il Trebbiano secondo Pepe. Dritto, minerale, vivo: silenzioso e autorevole.